Un tempo in casa non c’erano tante stanze, né spazi separati per ogni attività. Tutto era organizzato intorno ad un centro: la cucina. Non solo il luogo dove si preparava da mangiare, ma il vero cuore della vita domestica.
Attorno al fuoco, che fosse un camino, una stufa o una pentola che borbottava piano, si cucinava, si mangiava, si lavorava a maglia, si facevano i compiti, si chiacchierava e si raccontavano storie.
Era uno spazio caldo, condiviso, vivo, in cui si imparavano le ricette della nonna, ma si rafforzavano anche i legami. Era lì che si accoglievano gli amici con una tazza di caffè, si curavano i malanni con un brodo buono, e i bambini potevano crescere osservando gesti quotidiani diventare riti familiari.
Come in una scuola silenziosa, fatta di mani che impastano, occhi che osservano, orecchie che ascoltano storie ripetute mille volte.
Oggi la cucina rischia di essere solo una veloce sosta nella nostra corsa verso l’ottimizzazione degli spazi e del tempo. Ma in questo nostro correre stiamo sicuramente perdendo qualcosa di importante.
Cucinare con i piccoli: un tempo di presenza e creatività
Possiamo frenare, e dedicare un po’ del nostro tempo (magari anche solo il fine settimana) per vivere la cucina con i più piccoli, facendolo tornare un luogo in cui si coltiva la presenza, l’ascolto, la creatività e… l’amore.
Guardando la cosa con occhi più scientifici, per i bambini l’esperienza in cucina è altamente didattica e educativa.
Cucinare, tanti benefici per i bambini
Innanzitutto la cucina sviluppa la pazienza e il valore dell’attesa: la preparazione, i tempi di cottura, lievitazione, la lenta trasformazione degli ingredienti in un alimento che verrà gustato in seguito alla capacità di aspettare. Quando invece il mondo attuale stimola la velocità, le scorciatoie, il “tutto e subito” per cui i bambini spesso danno per scontato quello che hanno desiderando cose sempre nuove
Inoltre è anche una scuola psico-attitudinale, stimolando tutti i sensi e predisponendo all’ascolto: il profumo della vaniglia, il rumore del cucchiaio nel tegame, il colore brillante della frutta fresca, la consistenza della pasta tra le dita.
Quando un bambino impasta, mescola o comunque partecipa alla preparazione di una ricetta, con l’aiuto di un adulto, sta sviluppando molto più che abilità culinarie: sta imparando a seguire dei passaggi, organizzare materiali, rispettare i tempi e risolvere piccoli problemi, spesso utilizzando una qualità sempre meno comune nei giovani: la creatività!
Lontano dagli schermi di tv, smartphone e computer, la cucina diventa un’alternativa stimolante dove si impara qualcosa di pratico, si crea qualcosa di vero, ma soprattutto si parla e si creano ricordi: le risate intorno a un tavolo infarinato, le dita sporche di cioccolato, l’orgoglio per un piatto riuscito. Sono momenti di connessione autentica che rafforzano il legame genitore-figlio e trasmettono valori importanti come la collaborazione, la gratitudine e la cura per gli altri.
Non trascuriamo poi il fatto che la cucina è un vero e proprio laboratorio, uno spazio dove si imparano concetti scientifici (trasformazioni degli alimenti, temperatura, fermentazione), matematici (misure, quantità, tempi), e linguistici (nomi degli ingredienti, ricette, verbi d’azione).
Cucinare è un gioco: scopri, impara e gusta!
Il potenziale educativo quindi è davvero grande, anche soltanto riguardo l’alimentazione: è un metodo di educazione alimentare che non si studia, ma parte dalle mani.
Coinvolgere i bambini nella preparazione dei pasti li aiuta a conoscere gli alimenti: da dove vengono, come si trasformano e quali effetti possono avere sul nostro corpo. Un bimbo che ha lavato le carote, tagliato le zucchine o preparato l’impasto della pizza sarà più curioso e disponibile ad assaggiare ciò che ha contribuito a creare. La cucina diventa quindi uno strumento potentissimo per promuovere abitudini sane e consapevoli.
E ormai anche la scienza lo conferma: studi recenti mostrano che i bambini coinvolti nella preparazione dei pasti mangiano più frutta e verdura, sviluppano un rapporto più positivo con il cibo e sono più consapevoli delle proprie scelte alimentari.
Non serve cucinare piatti elaborati o aspettarsi risultati da chef stellati. Anche una semplice merenda preparata a quattro mani ha un valore educativo immenso. L’importante è lasciarsi guidare dalla curiosità, accettare un po’ di disordine e godersi il viaggio più del risultato.
Suggerimento per iniziare a vivere semplici momenti di condivisione in cucina:
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- Preparate una colazione speciale la domenica (pancake, frutta, biscotti fatti in casa)
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- Inventate una giornata “Chef a casa!” con grembiule e cappello
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- Fate una spesa ragionata insieme, scegliendo gli ingredienti da usare
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- Provate le ricette di Dottor Biagio: facili, colorate e… nutrizionalmente approvate!
Non c’è bisogno di un grande spazio, né strumenti sofisticati. Serve solo un po’ di tempo condiviso. Un tagliere. Una mela. Un racconto.
E forse, tra una briciola e un sorriso, ci ritroveremo un po’ più vicini.